giovedì 5 luglio 2012

Recensione: Shades - Jack Lo Squartatore è tornato, di Maureen Johnson

"La paura non può farti del male. Quando ti assale, non darle poteri. E' un  serpente senza veleno. Ricordatelo. Saperlo può salvarti." 
Titolo: Shades – Jack Lo Squartatore è tornato...
Editore: Mondadori “Chrysalide”
Numero di pagine: 392
Prezzo: € 16,00
Data di pubblicazione: 26 Giugno 2012
Sinossi: Quello in cui Rory Deveaux arriva a Londra dalla Louisiana è un giorno memorabile. Per Rory è l'inizio di una nuova vita in un collegio privato della capitale inglese. Ma molti se ne ricorderanno a causa di una serie di brutali omicidi avvenuti in tutta la città, assassinii raccapriccianti che riproducono gli efferati crìmini commessi da Jack lo Squartatore oltre un secolo prima, nell'autunno 1888. Basta poco perché la "Squartatore-mania" si diffonda, ma la polizia ha in mano solo pochi indizi e nessun testimone. Tranne uno. Rory ha intravisto sul luogo del delitto l'uomo che la polizia considera il principale sospettato. Ma è l'unica. Neppure la sua compagna di stanza, che era con lei in quel momento, ha notato l'uomo misterioso. Perché solo Rory può vederlo? E, questione assai più impellente, che cos'ha in mente di farle, costui?
                                                                        La recensione
Jack Lo Squartatore. Un nome, il sorriso gelido di una lama in una notte di luna piena, rose di sangue che fioriscono sulle mattonelle scheggiate e polverose del suggestivo quartiere di Whitechapel. Un appellativo fittizio, ma capace di raggelare a più di un secolo di distanza da quell'autunno del 1888 in cui tutto il mondo conobbe il suo nome e la sua lucida furia omicida. Lampioni che proiettano inquietanti luci rosse, il rumore di un bastone che picchietta sull'asfalto, il bagliore di un paio di occhi indecifrabili celati dalla tesa di un elegante cappello, il suono raggelante di una melodia infantile fischiata prima di strappare via fiati e grida a colpi di bisturi.
E' un'idea sfuggente; un'ombra, immortale come lo è la città che ha dato lui i natali. Basta pronunciare il suo nome per riaccendere l'isteria collettiva e un mistero che il trascorrere degli anni non è stato in grado di risolvere. Cosa succederebbe se tornasse a colpire oggi – nell'epoca di Facebook e Skype, dei telegiornali trasmessi in tempo reale, dei cellulari di ultima generazione e delle lotte instancabili all'ultimo scoop? E, soprattutto, che aspetto avrebbe l'incubo senza volto che non ha mai smesso di terrorizzare e di animare gli incubi di generazioni nuove e passate? Sarebbe un'onda rosso sangue che viaggia alla frequenza del suono. Un soffio di vento leggero seguito dall'ululare del sangue. Una presenza percepita dallo sguardo di una diciassettenne un po' speciale..
Ecco l'idea su cui si basa Shades, nuovo titolo della splendida collana Chrysalide e primo volume di una serie mistery/paranormale dell'autrice americana Maureen Johnson – cara amica di autori del calibro di Cassandra Clare, John Green e Libba Bray.
Il romanzo è un figlio nato dal fantasy oscuro di Shadowhunters e Ghost Whisperer e dal sangue copioso di una storia di un più giovanile Jeffrey Deaver - concepita, tuttavia, nello scenario fatto dalle nebbie e dalle piogge perenni dell'immortale Londra. Un'idea avvincente e originale, una commistione unica, ma il cui sviluppo, risulta – ahimè - piuttosto discutibile.
Londra e i suoi spettri potevano essere il più affascinante dei set. La bruma che avvolge perennemente gli edifici, il profilo sbilenco delle lapidi di antichi cimiteri, le torri merlettate di un edificio vittoriano e gli echi che si perdono nei corridoi di una scuola colma di inquietudine e paura - filtrati dallo sguardo di una “straniera” nella terra di Shakespeare e Re Artù - potevano assumere sfumature ancora più intense e tratti più marcati e taglienti. Non si percepisce il dolore di sentirsi fuori posto e la nudità data da un trasferimento improvviso che ci lascia senza una casa e senza punti di riferimento fissi. Non si percepisce la malinconia che la splendida copertina lascia respirare. Quel volersi annullare nei sussurri del vento e tra le fronde di un avvolgente salice.
Il collegio di Wexford poteva diventare la raffinata prigione di un torrente pulsante di inquietudini giovanili. Un luogo di candore e morbida sensualità, fatto di segreti bisbigliati nell'orecchio, candide e fruscianti camicie da notte, piedi nudi che solcano corridoi oscuri, voglia di baci più voraci del terrore che impazza all'esterno.
Il romanzo, invece, manca del fascino e del mistero che i commenti sulla copertina promettevano. E' un teen horror semplice e divertente che sarebbe potuto nascere dalla penna del Wes Craven dei tempi di Scream: si vede tanto, ma si percepisce davvero poco.
Il sangue è presente, ma non come il brivido che solo uno scandagliamento del nero della psiche umana sa dare. La protagonista è certamente diversa da quelle dei tipici romanzi young adult, ma nelle mani dell'autrice queste innovative caratteristiche diventano eccessive e, a tratti, caricaturali. Rory è sicura di sé e delle sue forme generose, volitiva, coraggiosa e, soprattutto, ironica. Fin troppo ironica. Un'ironia che la aiuta certamente a scrollarsi di d'osso l'ombra di problematicità che accompagna qualsiasi diciassettenne, ma che, a lungo andare, risulta fastidiosa e fuori luogo. Un pericolo imminente, uguale risate. Una rivelazione che la cambierà per sempre? Altre risate...
Che siano dettate dalla voglia di risultare simpatica ai lettori, un po' sopra le righe o semplicemente nervosa non ha granché importanza. Riposto in un cassettino il nostro consueto garbo, verrebbe da ribattere, dinanzi a un suo nuovo, incomprensibile attacco di ridarella, un poco signorile: “ Ma che ca...ppero ti ridi?!”.
Il romanzo acquista da lei quello spirito un po' chiassoso che lo caratterizza, dicendo goodbye al fumoso romanticismo inglese, è apparendo come una versione più innocente di un mistery della simpatica Charlaine Harris.
Rory Deveaux, infatti, con i suoi talismani colorati, una serie di familiari un po' bislacchi e l'accento sguaiato e biascicante proprio della Louisiana, è una sorta di Sookie Stackhouse alla corte della regina Elisabetta. Una "turista per caso" che nell'uggioso autunno londinese vede concretizzarsi in massa tutti i cliché che riempiono guide turistiche e i racconti pronunciati dai parenti nelle cene di famiglia: tazzine di tè bollente, hockey su prato, caserecci pub, sterminate biblioteche, fermate della metropolitana e folli copycat (?) di Jack Lo squartatore; luoghi comuni famosi almeno quanto il Big Ben e la principessa Diana.
Leggendo del collegio, invece, con prefetti, austere divise, discorsi tenuti dal preside e mense rumorose e affollate, viene in mente la Hogwarts assediata degli ultimi capitoli di Harry Potter e non la scenografia, inquietante e familiare al tempo stesso, di Saint Ange, The Orphanage o I diari della falena. Accanto a queste critiche – soggettive, lo sottolineo, e nate, probabilmente, da eccessive aspettative verso il romanzo – si schierano le ottime descrizioni della Londra urbana, un'originale e profonda caratterizzazione dei personaggi secondari, l'imprevedibilità dei vincoli e delle relazioni che si instaureranno tra i vari personaggi, una calda e frizzante storia d'amore giovanile (fatta di baci appassionati, carezze proibite nel buio di una biblioteca, e non di “Ti amo” sussurrati dopo due secondi o scritti sul bianco delle Converse!) e la riuscita e coraggiosa riesumazione di un'icona che non conosce il rischio dell'oblio o di amari fiaschi. Un Jack sagace, seducente e devastante come non mai, che, affacciatosi su un nuovo millennio, gioca a rimpiattino con le telecamere e i giornalisti alla maniera del celebre e scaltro Hannibal Lecter. Strano e meraviglioso il vedere ancora una volta che c'è umanità lì dove la vita non c'è ormai più...
Shades è un gustoso thriller estivo, che, pur giocando la carta dell'ambizione, ha i pregi e i difetti di tanti romanzi per adolescenti. Non è una volume che sconsiglio, ma che invito a leggere unicamente ai lettori dal brivido facile e poco abituati alla lettura (o alla visione) di prodotti appartenenti al genere e, cosa non da poco, agli amanti dei romanzi autoconclusivi. Il libro, infatti, si conclude con un efficace epilogo che apre le porte per il sequel, ma che risolve tutti i dubbi di questa prima indagine della giovane Rory.
Alla fine, tuttavia, a rimanere è un sapore acre e metallico, che vorrebbe ricordare quello del sangue, ma che, piuttosto, ha il gusto delle occasioni mancate.
Il mio voto: ★★ 
Il mio consiglio musicale: The Used – The Bird and the Worm

7 commenti:

  1. Continuano a piacermi sempre le canzoni che proponi! Questa poi l'adoro :D

    Comunque bella recensione sono indecisa se leggerlo o meno però :/

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie daydream! :) Tutto merito del mio "fratellino": io la conoscevo solo per il trailer di "Clash of Titans" :P Ormai lo sfrutto, quando mi serve un'idea di questo genere ;)

      Elimina
  2. La recensione è fantastica, molto coinvolgente!
    Non so perché ma appena ho letto la trama ho provato una certa avversione per questo libro, non mi ha convinta, anche se mi alletta il fatto che sia autoconclusivo non credo lo leggerò! Per questa volta passo.

    RispondiElimina
  3. dopo la tua recensione (complimenti per come esponi) penso che non lo leggerò.

    RispondiElimina
  4. Recensione magistralmente impeccabile.....come ormai ci hai piacevolmente abituati! Ma quanto scrivi bene??? Ciao un abbraccio!

    RispondiElimina
  5. Che bella recensione, Mik. Complimenti!
    Speriamo non sia davvero così come dici, ahimè :/ il libro mi dovrebbe arrivare entro mercoledì..

    RispondiElimina
  6. Come si fa a non adorare le recensioni di Mik? *___*

    RispondiElimina